Buongiorno ragazzi,

come ogni lunedì ecco i temi che i tre giornalisti hanno pensato per voi.

 

Orsola Riva, per il Corriere della Sera, vi parla del bonus diciottenni.
Il governo ha deciso di rinnovarlo anche per i nati nel ’99, dopo il successo di quello assegnato ai ’98.
Si tratta di un assegno di 500 euro valido per acquisto di beni materiali a carattere culturale: libri, cd, biglietti per le mostre. Questo bonus è distribuito a pioggia, cioè a tutti  indipendentemente dal reddito della famiglia di origine. Interessa moltissimi ragazzi e costa alle casse dello Stato circa 290 milioni di euro. Dunque la domanda di Orsola Riva è: partendo dal dato di fatto che in Italia c’è una bassissima percentuale di laureati, 1 su 4, poiché il diritto allo studio non è garantito a causa delle tasse altissime e delle scarse borse di studio, se invece di distribuire il bonus a pioggia si investisse quei soldi in borse di studio dell’università non sarebbe più giusto?
Voi che siete la platea di beneficiari che cosa ne pensate? Chi di voi non ne ha diritto sarebbe disposto a rinunciare al suo bonus per creare una sorta di fondo borse di studio?

 
 

Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla di fake news in politica.
Le prossime elezioni avranno le fake news al centro del dibattito. Secondo il giornalista il rischio però è che passeremo tutta la campagna elettorale a parlare di questo argomento e non ci concentreremo sui programmi elettorali. Tremolada vi chiede se siete capaci di riconoscere una fake news, le notizie strane sui social, anche a tema politico. Credete a tutto o verificate le notizie?
Voi lettori siete in grado di intendere e volere? Bisogna farlo non soltanto per la vostra crescita personale ma anche per la vostra crescita politica.

 
 

Gianluigi Schiavon, per il Quotidiano Nazionale,  vi parla di social network e dei loro nemici.
Spesso chi ha inventato i social è il loro stesso nemico. Il collaboratore di Zuckerberg è convinto che Facebook stia rovinando la mente dei bambini. La creatura si ribella al suo creatore come Frankenstein. Sean Parker, inventore anche di Napster, crede che Facebook e gli altri social approfittino delle debolezze della psiche umana. Il processo creativo dietro queste applicazioni è stato “Come posso consumare più tempo e attenzione possibile?” Per Parker  questo vuol dire cercare di dare una piccola dose di dopamina ogni tanto che si traduce con un like ad una foto o con un commento. Il meccanismo che si innesta è un loop di validazione social, si sta sfruttando appunto vulnerabilità della psicologia umana.
Come Parker anche uno dei fondatori di Twitter aveva fatto questa riflessione, secondo lui internet si è rotto e si è incamminato lungo un percorso buio. Infine, il capo designer dei prodotti Apple, Ive, pensa che essere sempre connessi sia sbagliato, bisogna esercitarsi ed avere un po’ di autocontrollo.
Alla fine del suo discorso il giornalista vi chiede di provare a mettere giù due o tre regole per un uso sano dei social network per dare una risposta alla domanda i social assomigliano a mostri di Frankenstein?

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