Buongiorno ragazzi

e benvenuti nella diciassettesima settimana di concorso. Ecco i temi che Orsola Riva, Luca Tremolada e Gianluigi Schiavon hanno pensato per voi questa settimana.

 

Orsola Riva, per il Corriere della Sera, vi parla di telefonini e concerti. La scorsa settimana si sono aperte le vendite per il tour estivo  di Jack White che farà tappa anche in Europa, in particolar modo a Parigi. Il cantante ha chiesto a tutti i suoi fan di partecipare al concerto senza telefonino. Questo vuol dire che all’ingresso del concerto il cellulare andrà depositato in apposite buste sigillate per godere del concerto in modo immediato e vivo senza il filtro e l’intermediazione dei dispositivi elettronici. Lo schermo del cellulare si frappone spesso, durante i concerti, tra gli astanti e i cantanti sostituendosi alle braccia che sventolano gli accendini.
Naturalmente questa decisione da parte del cantante comporta dei problemi: si può obiettare per esempio che ci sono motivi di sicurezza legati al cellulare o necessità pratiche di tipo banale. Ci sono poi delle remore ben più serie: si potrebbe fare un uso meno innocente di queste zone in cui il cellulare è off limit per fare in modo che ci siano degli eventi che non possono essere documentati e quindi successivamente denunciabili.
A partire dalla suggestione della scelta di Jack White si può fare un ragionamento sul nostro rapporto con il cellulare: tutti noi viviamo ormai la nostra vita in una doppia dimensione quella reale e quella virtuale, è un continuo registrare la nostra vita in diretta. Orsola Riva vi chiede: secondo voi questo aumenta semplicemente la percezione e il godimento delle cose che facciamo o il telefonino rischia, in qualche modo, di far perdere spontaneità e immediatezza alle esperienze di vita che facciamo?

 

Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla di Facebook e di un recente caso che riguarda questo social network.
A breve il social chiederà ai suoi utenti di dare un giudizio sull’affidabilità delle fonti di informazione: giornali, radio e televisioni che pubblicano contenuti su Facebook. Si tratta di una decisione importante perché per la prima volta viene chiesto di dire se le varie testate giornalistiche sono autorevoli o meno. Un giudizio di questo tipo ha chiaramente messo in allarme gli editori perché ci si chiede se un utente possa essere in grado di dare un giudizio del genere.
C’è da dire che probabilmente i lettori non saranno neanche interessati a decretare quale testata approfondisca le sue fonti e quale invece pubblichi fake news. Dietro questa richiesta da parte di Facebook non c’è solo la vita dei giornalisti, ma anche il tema di come ci informiamo e di quali saranno le notizie che da ora in poi troveremo nella nostra home. Come ricorda Tremolada, infatti, l’algoritmo che decide la presenza dei post all’interno della nostra bacheca, concede priorità ai post che più ci piacciono oltre che a quelli di amici e conoscenti.
Dunque il sistema di informazione sul social network più grande del mondo passerà dal giudizio delle persone.
A questo punto Tremolada vi chiede un giudizio a riguardo: pensate che sia giusto che gli utenti decidano o determinino l’autorevolezza delle fonti di informazione oppure è meglio affidarsi a un’ autorità esterna?

 

Gianluigi Schiavon, per il Quotidiano Nazionale, vi parla di tatuaggi e segni di vita.
Un tatuaggio è un segno indelebile, ma certi segni poi vorremmo cancellarli dalla nostra vita, anche quando è impossibile. Il tatuatore è un mestiere molto diffuso tra i giovani, ma nell’ultimo periodo c’è stato un boom di richieste per la cancellazione dei tatuaggi. In Italia la popolazione dei tatuati è composta da 7 milioni di persone, cioè circa il 12,8% degli italiani possiede almeno un tatuaggio. I minorenni con tatuaggi sono il 7,7%, anche se l’età media per il primo tatuaggio è 25 anni. C’è un altro dato importante: il 17, 2% dei tatuati è scontento dei propri tatuaggi e tra questi il 4,3% li ha cancellati. Gli esperti dicono che un tatuaggio su 5 non si cancella più, solo nel 38% dei casi si riesce a toglierli senza lasciare ombra alcuna mentre nel 62% dei casi restano solo lievi segni di pigmento sbiadito.
Anche i vip si pentono dei propri tatuaggi: Angelina Jolie ha cancellato due draghi e tre ideogrammi che le ricordavano amori passati, Melanie Griffith ha cancellato il nome del suo ex marito Antonio Banderas che aveva tatuato su una spalla, Belen Rodriguez ha cancellato il marinaio e la sua bella che si baciavano che aveva tatuato sulla spalla insieme al suo ex marito.
E se provassimo a cambiare punto di vista? Dopo la strage del Bataclan alcuni superstiti hanno deciso di evidenziare i segni sulla pelle lasciati da quell’orrore ornandoli con tatuaggi. Ad esempio Fanny si è tatuata una scritta ”Alle volte devi lasciare andare le cose” perché nella strage ha perso il fidanzato, o David che si è tatuato sul braccio la data della strage.
Schiavon dice che certi tatuaggi non li puoi cancellare, certi segni che la vita ci lascia addosso restano, a volte, per sempre. Dunque il giornalista vi chiede di raccontare, se volete, i segni che la vita vi ha lasciato addosso. La seconda domanda per voi, poi, è se avete un tatuaggio raccontate perché avete deciso di farlo, che il motivo di fondo sia lieve o più importante.

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