Ma siamo proprio sicuri che sia solo un gioco?

Il gioco del calcio dovrebbe essere tale per definizione. Ci piacerebbe portare l’attenzione sul termine “gioco” mentre invece, nelle ultime settimane, l’interesse dei media si è sempre più spostato sulla parola “calcio”: calcio alla verità, al fair play, alla correttezza, alle regole fino addirittura ai calci veri e propri, come nel caso del portiere dell’US Foggia aggredito e picchiato  da un gruppo di teppisti (ma quali tifosi!) durante l’allenamento. La sua “colpa”? Quella di aver commesso un errore nel corso dell’ultimo incontro con il Tritium perso dal Foggia per una rete a zero e poi di aver criticato le contestazioni dei supporters. Ebbene è finito  in ospedale: ferite ad un occhio e allo zigomo.

Ogni gioco, perfino il più elementare e innocente, ha le sue regole e non per questo risulta meno divertente o appassionante. Persino i bambini lo sanno: le regole del gioco vanno rispettate, altrimenti non vale…

Perché allora il gioco del calcio dovrebbe essere diverso?

O non sarà piuttosto che siamo tutti noi a vivere questo gioco in maniera differente, rendendolo quindi diverso dagli altri? Concedendo troppo, pretendendo molto, alimentando  tensioni e polemiche, cercando e volendo la vittoria a ogni costo, inseguendo i 3 punti in palio, costi quel che costi….

Ecco, a questo proposito, uno spunto scritto dal nostro amico Beppe Severgnini.

Leggete, siate onesti e dite la vostra, senza falsi moralismi né ipocrisie: meglio un calcio pulito, con regole precise e più etica anche se questa scelta può danneggiare l’effetto show, oppure è meglio lo spettacolo offerto dal nostro Campionato di calcio e pazienza se questo comporta qualche rinuncia, soprattutto se a farne le spese sono le regole e i buoni esempi… Tanto è l’Italia. …no?

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