Buongiorno ragazzi,

entriamo ufficialmente nella decima settimana di concorso e siamo all’inizio di un nuovo campionato!

Scopriamo subito quali sono i temi che Orsola Riva, Luca Tremolada e Gianluigi Schiavon vi hanno proposto questa settimana.

 
 

Orsola Riva, per il Corriere della Sera, vi parla di capacità di lettura a scuola.
La settimana scorsa è uscito un rapporto, redatto ogni 5 anni, sulle capacità di lettura dei bambini del quarto anno di scuola elementare. Fatto in un gran numero di paesi europei e del mondo, in questo rapporto l’Italia si è posizionata bene. Gli alunni del quarto anno della scuola elementare leggono piuttosto bene e hanno delle competenze paragonabili a quelle dei loro colleghi olandesi e svedesi, che in genere hanno capacità di lettura ben più sviluppate delle nostre. In più i bambini italiani leggono molto meglio dei nostri cugini francesi e spagnoli.
Sicuramente una buona notizia se si pensa che soltanto 5 anni fa all’Italia era andata male perché c’era stato un enorme inserimento, nelle classi italiane, di bambini provenienti da altre parti del Mondo che in genere fanno più fatica a decifrare le parole e a leggerle. Dunque ora la scuola italiana dimostra di essere riuscita a recuperare anche questi ragazzi e di aver fatto brillantemente il suo lavoro.
Però un’indagine collaterale fatta sulle capacità di lettura digitale dimostra che i bambini italiani non hanno queste competenze e occupano una posizione molto bassa in graduatoria.
Secondo la giornalista questo è molto strano se si considera che i bambini di oggi sono “nativi digitali” e trascorrono intere giornate a giocare con i telefonini e con i device elettronici. Evidentemente il motivo è da ricondurre al fatto che alle scuole elementari ci si esercita poco su questi mezzi, forse si inizia un po’ di più alle medie e sicuramente si fa di più alle superiori. Dunque i bambini, ma ancor di più le bambine che in genere vanno meglio su questi dispositivi, sono molto indietro.
La domanda che Orsola Riva vi pone è la seguente: secondo la vostra esperienza voi siete abituati a leggere e, in genere, leggete sui dispositivi digitali? Anche a casa nella lettura dei libri di piacere e di quelli scolastici preferite il device elettronico o siete  ancora affezionati al libro cartaceo?

 
 

Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla dei social network e della loro capacità di riconoscere i vostri stati d’animo.
Il giornalista dice che i social conoscono le nostre abitudini: sanno cosa ci piace e cosa non ci piace. Intorno a queste piattaforme, come vi ricorda Tremolada, gira un grande business e un quantitativo di denaro molto importante perché nel momento in cui ci esprimiamo sui social diciamo anche quello che ci piace, quello che vorremmo comprare, i nostri gusti, diventando così un target e permettendo alla pubblicità di arrivare da noi in modo più puntuale. Ogni volta che utilizziamo i social facciamo un outing commerciale su quelle che sono le nostre preferenze.
Molti studi poi analizzano gli utenti in quanto persone, per cercare di capire se essi sono felici o tristi. Tutti gli studi in merito, però, hanno un limite: legano le emozioni alle singole parole che diciamo. Come sappiamo però la nostra felicità non è effettivamente legata al fatto che diciamo di essere felici. Altri ancora su Instagram analizzano i marker della depressione tramite i colori delle nostre foto.
Tremolada vi invita a pensare e a scrivere tutte le cose che raccontate di voi ai social, cosa vorreste raccontare e cosa invece tenete nascosto. Ci sono aspetti di voi che non rivelate ai vostri genitori e invece comunicate sui social?

 
 

Gianluigi Schiavon, per il Quotidiano Nazionale,  vi parla di elogio al fallimento.
J.K. Rowling scrittrice e creatrice della saga di Harry Potter dice che il fallimento è magico. Per la scrittrice esso ha il poter di aiutare a crescere e migliorarsi. Proprio da questa sua convinzione la Rowling ha scritto un libro sul fallimento che è il frutto di un incontro tenutosi con gli studenti della Harvard University. A questi studenti la scrittrice ha raccontato di quando aveva soli vent’anni, era povera, aveva paura del fallimento. Come sappiamo la Rowling oggi, ormai cresciuta, conta una serie di successi all’attivo. Non ultimo il libro “Harry Potter e la maledizione dell’erede” che nel 2017 le ha fatto guadagnare ben 95 milioni di dollari.
Con i sette libri della saga di Harry Potter ha venduto 400 milioni di copie, il franchising prodotto dagli adattamenti cinematografici dei suoi libri ha generato un incasso di 7,7 miliardi di dollari. Dunque secondo le stime di Forbes il patrimonio della Rowling ammonterebbe a 650 milioni di dollari, che sarebbero ancor di più se lei nel frattempo non avesse fatto una beneficenza pari a 150 milioni di dollari.
Per la scrittrice fallire ha voluto dire spogliarsi dell’inessenziale, ha smesso di fingere di essere qualcos’altro se non se stessa.
Schiavon vi dice che viviamo in una società competitiva, che vede il fallimento come una macchia. All’amarezza del fallimento spesso si somma la disperazione di non essere stati adeguati. Secondo Guadagnucci dall’esperienza del fallimento dovrebbe nascere un sano e istruttivo senso del limite utile per affrontare le inevitabili sconfitte che costellano la vita di ognuno di noi. Questa è anche la teoria della Rowling: cadere per rialzarsi.
Schiavon vi invita a raccontare la volta che avete fatto un errore, anche piccolo, la volta che siete caduti e che vi siete rialzati. Tutto questo, in sostanza, per fare anche voi il vostro elogio al fallimento.

 

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