Orsola Riva, per Corriere della Sera, oggi vi parla della denuncia fatta dai genitori di Fabrizia, unica vittima italiana dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino su un’assurda legge tedesca che impedisce il risarcimento delle vittime di quell’attentato.
Si tratta di una legge del 1985 che stabilisce che quando si muore in seguito ad un atto violento, come un investimento da parte di un camion, quell’evento viene rubricato semplicemente come un incidente comune. Il fatto è doppiamente increscioso perché se c’è una tipologia di attentato che è diventato prassi è proprio quello fatto lanciando mezzi pesanti in maniera veloce contro la folla. Lo dimostra anche il precedente attentato di Nizza il 14 luglio scorso.
Nel caso di Berlino va poi considerata anche l’aggravante delle falle del sistema di sicurezza tedesco.
Fabrizia come Valeria Solesìn, vittima dell’attacco al Bataclan, è solo una dei tanti cervelli in fuga apprezzati tanto all’estero e non in Italia.
Orsola Riva vi chiede: Oltre ai luoghi comuni che ci inchiodano ai nostri perenni difetti, quali sono le cose che l’essere cresciuti ed aver studiato in Italia vi differenziano dagli altri e sono poi i vostri punti di forza?

 

Luca Tremolada, per il Sole 24Ore, oggi vi parla dei conti e del benessere degli italiani.
Il reddito medio dichiarato dagli italiani è 20 690 euro all’anno. Questo vuol dire che il 94% dei contribuenti è sotto i 50 000 euro e la piramide degli stipendi è schiacciata verso il basso: ci sono tante persone che guadagnano poco e pochissimi che guadagnano moltissimo. Esiste infatti una fetta di super ricchissimi che guadagna più di 300 000 euro all’anno, questi soggetti sono 34 000 in tutta Italia. Un paesino e poco più, praticamente.
Un tempo si era soliti dire che la ricchezza e la povertà sono due malattie perché entrambe non ci consentono di guardare alle cose con il significato che hanno.
Luca Tremolada vi invita ad una riflessione perché quando la ricchezza si concentra nelle mani di pochissimi può generare degli squilibri.

 

Gianluigi Schiavon, per Quotidiano Nazionale, vi parla della dipendenza da smartphone.

Quanto riuscireste a resistere senza il vostro smartphone?
In una discoteca di Bologna la proprietaria ha vietato l’utilizzo degli smartphone in pista. Per facilitare le interazioni tra i ragazzi, i cellulari sono stati sigillati e consegnati alla cassa. Il risultato? La titolare del Club ha spiegato che la discoteca è tornata il luogo di aggregazione di un tempo. I ragazzi erano entusiasti e soddisfatti.
Altro esperimento è quello di un gruppo di liceali di crema che hanno provato a resistere senza cellulare per un ’intera settimana. Sono riusciti nell’intento solo in tre perché gli altri 43 hanno interrotto l’astinenza.

Gianluigi Schiavon vi chiede: quanto riuscireste a resistere senza i vostri smartphone? Pensate che ne varrebbe la pena?

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