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Buon martedì ragazzi! Eccoci, con i temi della ventitreesima settimana.

 

Orsola Riva, per Corriere della Sera, questa settimana parla di educazione civica e scuola come presidio. Nel suo messaggio di cordoglio per le vittime delle stragi terroristiche di Bruxelles, il Presidente del Consiglio Renzi ha ricordato l’importanza di di presidiare il territorio non solo con i militari, ma anche con altri strumenti quali l’educazione alla cittadinanza, posizionando così la scuola al centro degli interventi possibili per creare una cittadinanza comune.

 

La scuola viene in questo modo vista come presidio, come luogo di integrazione e condivisione di valori comuni.  L’educazione alla cittadinanza, una volta chiamata educazione civica, è tornata materia obbligatoria sulla carta, ma di fatto non fa parte dell’orario scolastico.

 

Ecco quindi la domanda che vi rivolge la Riva: ritenete che la scuola sia importante come presidio culturale e democratico, e che sia davvero un luogo di integrazione? Secondo voi sarebbe opportuno introdurre l’educazione civica nell’orario scolastico?

 

 

 

Luca Tremolada per Il Sole 24 Ore vi parla della matematica della morte. Prendendo spunto dagli attacchi terroristici avvenuti la scorsa settimana a Bruxelles, cerchiamo di ricostruire il numero dei morti legati non solo a questi attacchi, ma più in generale a tutte le vittime della guerra in Siria.

 

Solo nel 2015, 5.394 persone sono morte nel Mediterraneo cercando di fuggire alla guerra in Siria. Ci stiamo “abituando” a questi conteggi? Le morti sono uguali o diverse? Gli accadimenti odierni affondano certamente le loro radici nella sbagliata politica dell’occidente nei confronti di questi paesi ma, al di là del giudizio storico, l’invito per questa settimana è quello di provare a riflettere su quanto siamo diventati impermeabili e quasi indifferenti alla morte.

 

Ciò che Luca Tremolada vi propone è di chiedervi: la colpa è del modo in cui i giornalisti raccontano le guerre, o è la società stessa che ci sta rendendo distaccati da tutto ciò?

 

 

 

Gianluigi Schiavon, per Quotidiano Nazionale, vi parla del divieto di carità. Nella città di Verona è stata emanata nei giorni scorsi un’ordinanza contro la criminalità che prevede di multare chi verrà colto nell’atto di fare l’elemosina ai mendicanti.

 

Per il sindaco Flavio Tosi infatti, gli accattoni sono spesso collegati a un racket organizzato per lo sfruttamento di minori, disabili e anziani. L’ordinanza del comune, della durata di un mese, prevede quindi multe dai 25 ai 500 euro per le persone che faranno la carità. I soldi raccolti con queste ammende verranno investiti dal comune nei servizi sociali, al fine di combattere la povertà. Si tratterà quindi di non dare i soldi ai poveri per “ridarli” ai poveri, cercando di migliorare la loro situazione.

 

La domanda è dunque questa: multe a chi dà l’elemosina ai poveri: secondo voi è giusto?

 

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