Buon lunedì ragazzi!

Come ogni inizio settimana ecco a voi i temi della settimana numero 18 del concorso de ilquotidianoinclasse.it, siete pronti a misurarvi sui nuovi argomenti?

Orsola Riva, per il Corriere della Sera vi parla di una piccola rivoluzione riguardo l’istruzione in arrivo da Londra. È notizia dei giorni scorsi l’apertura di una nuovo corso universitario molto diverso rispetto agli attuali. L’Inghilterra che vanta uno dei sistemi universitari più blasonati al mondo, apre a un corso di studi commisto che unisce materie umanistiche a materie scientifiche. Tra gli sponsor di questi nuovi percorsi universitari ci sono grandi gruppi aziendali come Virgin e McKinsey, convinti che per affrontare le sfide del futuro in un mercato del lavoro che corre sempre più veloce, il profilo chiave più richiesto sarà trasversale, quindi non più super tecnici, ma persone capaci di orientarsi in contesti in continua evoluzione e con una spiccata capacità di problem solving.

Alla luce di questa novità Orsola Riva vi chiede: pensate che le materie umanistiche che state studiando a scuola, l’italiano, l’arte, la storia, vi possano servire qualunque mestiere voi andrete a fare? Contribuiscono a rendervi elastici in un contesto così mutevole o credete che non servano più a niente?

 

Luca Tremolada, per il Sole 24 Ore, vi parla delle nuove tendenze giovanili partendo da una ricerca del 2018 “Stili d’Italia” che ha intervistato 7mila italiani e snocciola un po’ di numeri. Il 39% degli italiani si sono tinti i capelli. Poco meno del 37% ha buchi nelle orecchie, ma solo l’8% porta il piercing. Ma perché sentiamo l’esigenza di modificare il nostro corpo con tinte, tatuaggi, piercing e quant’altro? La ricerca dimostra infatti che questo tipo di trasformazioni riguarda sempre più i giovani e nessuno più di voi può rispondere a questa domanda.

 

Marcella Cocchi, per  Quotidiano Nazionale vi parla di stereotipi di genere partendo da un post Facebook di una mamma che ha fatto molto discutere. Il post riportava l’immagine di un sussidiario della scuola elementare con un esercizio sull’abbinamento soggetto-verbo e riportava degli esempi stereotipati: “il babbo legge”, “il papà lavora” e di contro “la mamma stira”, “la mamma cucina”. La casa editrice si è scusata promettendo che il prossimo anno cambierà questa pagina. Il tema degli stereotipi è molto attuale, ma a voler andare a fondo in paesi come l’Italia queste idee preconcette non si discostano tanto dalla realtà: nel nostro Paese infatti solo il 49% delle donne lavora fuori casa. Su Qn è stata intervistata una ricercatrice di pedagogia sociale, Irene Biemme, che ha condotto uno studio sui libri di testo per le scuole. Quel che emerge lascia perplessi: su 350 storie analizzate il 60% ha come protagonisti degli uomini, solo nel 37% dei casi donne. Gli uomini sono impegnati in più di 50 professioni mentre le donne sono spesso fate, streghe o al massimo insegnanti. Questo dimostra che gli stereotipi sono duri a morire. Voi avete trovato la stessa situazione nei vostri libri di testo?

 

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