Mai sentito parlare di “Summer Learning Loss”?

 

Tradotto in italiano significa “perdita di apprendimento estivo” e sembra che sia un fenomeno piuttosto diffuso secondo le numerose ricerche realizzate dagli anni settanta ad oggi.

 

 

I risultati di queste ricerche indicano che dopo le vacanze estive gli studenti caratterizzati da condizioni socio-economiche sfavorevoli presentano peggioramenti visibili nella qualità delle loro performance scolastiche, contrariamente a ciò che accade ai più fortunati che invece sembrano presentare performance addirittura migliori.

 

In diversi paesi le politiche scolastiche sono state modificate in base a queste ricerche, spesso proponendo programmi estivi per tamponare il problema.

 

Come afferma Sabella, l’autrice di un recentissimo studio sulla realtà italiana, anche qui (nel paese europeo con le vacanze estive più lunghe) si prova a far fronte al problema: «La consapevolezza esiste da sempre tra gli insegnanti, ma solo alcune scuole propongono attività durante l’estate. Di solito però si tratta di campi scuola o viaggi-studio all’estero. Ma questo non fa che allargare il gap, poiché sono proprio i meno abbienti che hanno maggiore bisogno e allo stesso tempo difficoltà a iscrivere i propri figli a queste esperienze estive».

 

Cosa andrebbe fatto per migliorare la situazione? «Modificare la pausa estiva, ridistribuendo in modo diverso i giorni all’interno del calendario scolastico; proporre scuole o programmi estivi; rivedere la programmazione a inizio del nuovo anno, volta al recupero o rinforzo delle abilità degli studenti più deboli», afferma Sabella.

 

Voi, i diretti interessati, sareste pronti ad applicare questo tipo di contromisura? Chi ha voglia di proporre soluzioni alternative?

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