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Orsola Riva, per Corriere della Sera, oggi vi parla di fake news e bufale in rete.

Lo spunto nasce dalla testata di news fake “Il Corriere d’Italia” che posta moltissime bugie in rete ricondivise da milioni di utenti. Per questo genere di siti il confine fra satira ed ambiguità, tra vero e falso, è più labile.

Il secondo spunto nasce dall’anticipazione del “Rapporto Giovani” dell’Istituto Toniolo che dice che fra i giovani prevale la diffidenza nei confronti delle notizie condivise sui social, ma 1 su 3 confessa di aver fatto girare almeno una volta una notizia che poi si è rivelata una bufala. Anche l’Universita di Stanford ha avviato lezioni per spiegare ai ragazzi come si sta su internet.
Il suggerimento è quello di vagliare le fonti e capire se anche sugli altri siti, magari specializzati sull’argomento dell’articolo, è riportata la notizia. Perché hanno successo le notizie fake? Perché sono molto più divertenti, assurde, ridicole e tragiche della verità stessa.

Orsola Riva vi chiede: sapete distinguere una notizia vera da una bufala? E quando poi ne riconoscete una la fate girare perché è più divertente oppure  vi astenete?

 

Luca Tremolada, per il Sole 24Ore, parla di quanto spendono le famiglie italiane.
Lo scontrino delle famiglie italiane  nel 2016 è infatti  di 770 milioni di euro.

Spendiamo in cibo, ristoranti e bar circa 16 miliardi, un po’ in più rispetto al take away segno del fatto che le abitudini stanno cambiando. In sms, telefonia mobile e traffico dati spendiamo 9 miliardi e 800 circa 50 volte in più rispetto a quello che si spende per le lettere. Per il vestiario spendono più le donne che gli uomini. In carne, frutta e verdura si spendono 30 miliardi, solo 3 per il caffè.
Guardando il dettaglio delle regioni si notano molte differenze: tra la Basilicata e la Lombardia, l’Emilia e la Liguria.

Certo non siamo quello che spendiamo, ma grazie a questi dati possiamo capire dove andremo.

Luca Tremolada vi chiede: Quali saranno gli scenari futuri?

Gianluigi Schiavon, per Quotidiano Nazionale, affronta il tema del diritto alla disconnessione.
Quello che in Francia legalmente è già realtà, in Italia potrebbe diventarlo. E’ il diritto per i lavoratori di non ricevere mail durante il tempo libero, quando si è in ferie, durante i week-end.
Nella sostanza è il diritto ad essere lasciati in pace fuori dall’orario di lavoro.

La legge stabilisce per il datore di lavoro l’obbligo di contrattare con i sindacati la rivendicazione al diritto di disconnessione.
Essere continuamente connessi comporta il rischio di errori, di valutazioni affrettate, di stress.

Gianluigi Schiavon vi chiede: se foste già adulti e nel mondo del lavoro vi piacerebbe l’idea del diritto alla disconnessione?

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